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Cenni storici

Ipotesi sull'origine

Non vi è dubbio che Campagnola sia sorta su un’area malsana, lambita dalle paludi del Moso. Circa l’etimologia della sua denominazione, lo Zavaglio indica in Campaniola una "estensione limitata e chiusa fra territori allora non coltivabili quali erano le boscaglie e le paludi" resa idonea alla coltivazione a seguito di opere di bonifica e di disboscamento. Altri studiosi riferiscono che nella bassa Bresciana vive la voce campagna nel senso di "terra incolta e sterile".

Riteniamo che entrambe le interpretazioni siano accettabili in quanto fondate sulla medesima analisi della natura del terreno.

Circa l’epoca della "nascita" di Campagnola, manca purtroppo un preciso supporto documentario. Secondo il Boselli essa sarebbe sorta intorno al secolo XI sulle terre bonificate dai Benedettini e tuttavia la notevole frequenza del toponimo (ossia nome di luogo), esteso a tutta la pianura lombarda, consiglia la massima prudenza prima di identificare con certezza la collocazione geografica di ciascuna delle tante Campagna, Campagnina, Campagnola. Lo stesso Boselli ne elenca ben trenta nelle sole due province di Bergamo e Cremona! Anche i due documenti in cui appare il toponimo Campaniola riportati dall’Astegiano sembrano riconducibili al territorio cremonese piuttosto che al Cremasco.

Gli indizi per ritenere che anche il nostro paese possa essere sorto attorno all’anno 1000 sono costituiti dalle testimonianze documentarie relative ai paesi limitrofi: Farinate, attestato nel 970, Campisico nel 1051, Cremosano nel 1064, Pianengo forse in tre documenti del X secolo e, con certezza, nel 1024.

Inquadramento dell'area di Campagnola con la collocazione delle paludi del Moso e del Vaprio

Testimonianze

La prima testimonianza certa risale però al 1178 quando l’ecclesia Sancti Pancracii compare nella bolla del pontefice Alessandro III tra le chiese sottoposte alla giurisdizione del monastero di San Benedetto in Crema, a sua volta alle dipendenze dell’omonimo monastero di Montecassino.

Lo Zavaglio ritiene che a quel tempo la località venisse chiamata semplicemente San Pancrazio dal nome della cappella erettavi proprio dai monaci e che solo col passar del tempo si sia affermato il nuovo toponimo di Campagnola ma queste affermazioni non sono supportate da prove. Allo stato attuale delle ricerche, dopo la bolla pontificia del 1178, un’esplicita citazione del nostro paese riappare solo nel 1340, nel contratto di locazione di un appezzamento di terra situato in curte Planengì, in Campagnolla, ad Sanctum Brancatium, stipulato tra il priore di San Benedetto e Zaninus detto Zanebellus de Montexellis e Martino de Cazanigo.

Si deve forse proprio all’appartenenza al vasto patrimonio fondiario del monastero, che è possibile escludesse il sistema stradale di Campagnola dalla competenza cittadina in materia di manutenzione, la sorprendente assenza di ogni riferimento a Campagnola nella convenzione per la manutenzione di strade e ponti di tutto il territorio cremasco stipulata dagli otto consoli delle quattro porte della città il 9 aprile 1361, dove abbondano invece dettagliatissimi riferimenti ai pur limitrofi paesi di Vairano (Santo Stefano), Pianengo e Cremosano.

Un evento a carattere militare, si verificò nell’ambito della guerra tra Veneziani e Francesi che, nel maggio 1509, avevano costretto alla resa il podestà veneto di Crema Nicolò Pesaro.

La torre di Campagnola

Sotto la signoria dei Benzoni Giorgio I, tra il 1407 ed il 1410, fece costruire nel territorio cremasco numerose torri di guardia a protezione della città. Anche Campagnola ebbe la sua torre, come si può vedere nel grande pannello in ceramica posto nell’androne d’ingresso al Museo Civico di Crema e che riproduce un disegno, databile alla metà del XV secolo, conservato presso il Museo Correr di Venezia. A far da sentinella sulla torre in tempo di pace erano posti due soldati a spese del Comune di Crema.

Venuta meno nel tempo la funzione strategica, la torre fu concessa in godimento a privati finché il 2 gennaio 1569 il Consiglio Generale autorizzò i Provveditori a far demolire tutte le torri del Cremasco ed a vendere i relativi fondi destinando il materiale di recupero alla costruzione di alloggi militari in città. Di quella di Campagnola non è rimasta alcuna traccia se non nella denominazione della Cascina Torre situata sulla strada per Crema, con ogni probabilità nello stesso luogo su cui sorgeva il manufatto quattrocentesco.

La vicenda della torre di Campagnola ricalca quasi certamente quella dell’analoga struttura militare esistente a Pianengo della cui corte Campagnola faceva parte nei secoli XIV-XV come è provato dal già citato documento del 1340 e da un altro del 1345 riguardanti l’affitto di un appezzamento di proprietà del monastero di San Benedetto posto in curte Planengi, in Campagnolla, ad Sanctum Brancatium (S. Pancrazio), e da vari rogiti del 1430 in cui i fratelli Bellino e Tommaso Benvenuti acquistano terre in curia Planengi districtus Creme, in Campagnola, ubi dicitur in Destisa.

Stralcio della più antica carta del cremasco con la torre di Campagnola

Campagnola diventa "Cremasca"

Anche in tempi moderni, come s’è detto per il lontano Medioevo, la denominazione di Campagnola continuò a creare dubbi e difficoltà di localizzazione per la presenza, nel territorio cremonese, di altre omonime località. A chiarimento di ogni equivoco, si aggiunse perciò l’aggettivo Cremasca. Vi provvide la stessa Amministrazione comunale con propria deliberazione del 5 novembre 1862, alla quale seguì il Regio Decreto 4 dicembre 1862 n° 1024 che così recita: “il Comune di Campagnola è autorizzato ad assumere la denominazione di Campagnola Cremasca secondo la deliberazione 5 novembre 1862 di quel Consiglio comunale”.

Stralcio dell'area di Campagnola in una mappa degli inizi del XIX secolo

Bibliografia

Giuseppe Schiavini, "Campagnola Cremasca. La lunga storia segreta di un piccolo borgo", Leva Artigrafiche, Crema, 2002.

 Ultimo aggiornamento: 06/11/2020


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